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di Aleksandar Petrovic, con Ugo Tognazzi, Mimsy Farmer, Alain Cuny, Bata Zivojinovic, Pavle Vujisic
(Jugoslavia, 1972)
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Petrovic è il regista jugoslavo che si era rivelato con il sensibile J'AI MEME RENCONTRE' DES TZIGANES HEUREUX ed in questo suo film del 1972 adatta il celebre romanzo sovietico di Michele Boulgakov, scritto tra il 29 ed il 40, anno della morte dello scrittore, e pubblicato a Mosca soltanto nel 1966. Visto da un'ottica politica, questo racconto di uno scrittore al quale impediscono di mettere in scena una rappresentazione teatrale e termina in un lager psichiatrico è ovviamente una denuncia della privazione delle libertà, e della imposizione dei dogmi ideologici ed artistici nei paesi comunisti. Ma le ambizioni dello scrittore (che Petrovic riesce a fatica a riportare nel film) andavano oltre: la figura del Diavolo paladino degli oppressi, e proiezione mentale del protagonista, rappresenta un tentativo fantastico per condannare ogni ipocrisia, e ridefinire una forma più pura di socialismo. Ma è proprio nella difficile lega fra il fantastico ed il reale, oltre che nell'eccesso di ambizioni che naufraga il regista. Impostato dai produttori sul sistema dell'internazionalità degli attori, la recitazione, l'omogeneità e, in definitiva, la credibilità dell'intera operazione non può non risentirne.
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Il film in Internet (Google)
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Per informazioni o commenti:
info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch
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capolavoro
da vedere assolutamente
da vedere
da vedere eventualmente
da evitare
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